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Coronavirus 636 decessi in un giorno in Italia

Sono più di 16.500 i morti in Italia nella crisi Coronavirus

Secondo i dati diffusi dalla Protezione Civile, nelle ultime 24 ore ci sono state altre 636 vittime (111 in più rispetto ai 525 di ieri, il numero più basso dal 19 marzo), per un totale di 16.523 decessi dall’inizio dell’emergenza. I guariti sono 22.837 (+1022). I casi attualmente positivi sono 93.187 (+1941). Le persone in isolamento domiciliare sono 60313. I pazienti ricoverati sono 28.976, appena 27 in più rispetto a ieri.

Ma tra le notizie positive del giorno vi è ancora quello relativo alla terapia intensiva dove si trovano 3.898 persone, 79 in meno di ieri. Il calo è arrivato al terzo giorno consecutivo. In tutto sono stati eseguiti 721.732 tamponi. I casi totali di Coronavirus dall’inizio dell’emergenza sono 132.547.



7 errori commessi in Lombardia per Coronavirus

Almeno 7 errori nella gestione dell’emergenza coronavirus in Lombardia hanno prodotto “la situazione disastrosa in cui si è venuta a trovare la nostra regione, anche rispetto a realtà regionali” vicine. Li passa in rassegna la Federazione regionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fromceo), in una nuova lettera indirizzata ai vertici della sanità lombarda. Sotto accusa una “evidente assenza di strategie relative alla gestione del territorio” e “l’interpretazione della situazione solo nel senso di un’emergenza intensivologica, quando in realtà si trattava di un’emergenza di sanità pubblica”, in un contesto in cui “la sanità pubblica e la medicina territoriale – sostengono i firmatari – sono state da molti anni trascurate e depotenziate nella nostra regione”.

“A fronte di un ottimo intervento sul potenziamento delle terapie intensive e semi intensive, per altro in larga misura reso possibile dall’impegno e dal sacrificio dei medici e degli altri professionisti sanitari”, i camici bianchi lombardi elencano 7 criticità “a titolo di esempio non esaustivo”.

Punto 1, secondo la Fromceo : “la mancanza di dati sull’esatta diffusione dell’epidemia, legata all’esecuzione di tamponi solo ai pazienti ricoverati e alla diagnosi di morte attribuita solo ai deceduti in ospedale. I dati sono sempre stati presentati come ‘numero degli infetti’ e come ‘numero dei deceduti’ e la mortalità calcolata è quella relativa ai pazienti ricoverati, mentre il mondo si chiede le ragioni dell’alta mortalità registrata in Italia, senza rendersi conto che si tratta solo dell’errata impostazione della raccolta dati, che sottostima enormemente il numero dei malati e discretamente il numero dei deceduti”.

Punto 2, prosegue la Federazione regionale Ordini medici lombardi: “L’incertezza nella chiusura di alcune aree a rischio”.

Punto 3, “La gestione confusa della realtà delle Rsa (Residenze sanitarie assistenziali) e dei centri diurni per anziani, che ha prodotto diffusione del contagio e un triste bilancio in termini di vite umane: nella sola provincia di Bergamo, 600 morti su 6.000 ospiti in un mese”.

Punto 4: “La mancata fornitura di protezioni individuali ai medici del territorio (medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, continuità assistenziale e medici delle Rsa) e al restante personale sanitario. Questo ha determinato la morte di numerosi colleghi, la malattia di numerosissimi di essi e la probabile e involontaria diffusione del contagio, specie nelle prime fasi dell’epidemia”.

Punto 5: “La pressoché totale assenza delle attività di igiene pubblica (isolamenti dei contatti, tamponi sul territorio a malati e contatti, eccetera).

Punto 6: “La mancata esecuzione dei tamponi agli operatori sanitari del territorio e in alcune realtà delle strutture ospedaliere pubbliche e private, con ulteriore rischio di diffusione del contagio”.

Punto 7: “Il mancato governo del territorio ha determinato la saturazione dei posti letto ospedalieri con la necessità di trattenere sul territorio pazienti che, in altre circostanze, avrebbero dovuto essere messi in sicurezza mediante ricovero”. Secondo la Fromceo, “la presa d’atto degli errori occorsi nella prima fase dell’epidemia può risultare utile alle autorità competenti per un aggiustamento dell’impostazione strategica, essenziale per affrontare le prossime e impegnative fasi”.

 


Intanto a New York si parla di possibili sepolture anche nei parchi

L’epidemia di coronavirus è così grave a New York che presto i morti potrebbe essere sepolti anche nei parchi, perché gli obitori saranno pieni. Ad annunciarlo su Twitter è stato il consigliere comunale Mark Levine, presidente della commissione salute. “Presto inizieremo delle ‘sepolture temporanee’. Lo faremo probabilmente usando i parchi di New York per le sepolture (sì avete letto proprio così). Verranno scavate fosse per seppellire dieci bare ciascuna. Lo faremo in modo dignitoso, ordinato e temporaneo. Ma sarà dura per i newyorchesi”, ha twittato Levine.

Il consigliere comunale ha poi chiarito in un tweet successivo che si tratta soltanto di “una eventualità a cui New York si sta preparando, ma se il tasso dei decessi diminuirà, non sarà necessario“.

Levine ha comunque avvertito che il numero delle vittime è probabilmente più alto di quello ufficiale, perché ci sono persone che muoiono a casa alle quali non era stato fatto il test.

Spiderluca
Classe 1977, studi Giuridici ed Informatici. Appassionato di tecnologia e del web fin dai primi anni 90, ha lavorato con i computer per oltre vent'anni ed ancora oggi non smette mai di voler imparare qualcosa di nuovo. Webmaster, tecnico informatico, un passato in HP e titolare di alcuni siti e-commerce italiani.
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